Le strade metafore del paese in cui viviamo e allora sono piatte e lineari, piene di insidie ma ricche di colore, è l’arte che nella strada trova la sua più sincera espressione.
La strada è proprio come una vena, varicosa, ma una vena. Che scorre quasi in superficie della pelle. La strada è la culla che mi avvolge, che mi riposa e m’inebria. Alle spalle un paese, un albero e degli amici un cortile un pallone
e tanti sogni. Avanti a me una strada che s’infuoca inferocita, che lotta con i copertoni ruggenti. Alle spalle una cultura, mediocre. Una nazione servile non curante del futuro. Una società che è strada lineare, senza curve e dossi,
lineare ma piena di buche. Scorrono le città ai bordi degli occhi, scorrono i campi ai lati della macchina. Partire. Andare. Lontano. Nessuna meta, nessun arrivo, ma solo un nuovo inizio per la strada. Tra la gente, gli animali e
i paesi. Questo cielo cinereo che all’orizzonte è ramato, che segna il confine di un nuovo mondo che si apre in petto, che mi esorta ad andare, ad accelerare, a spingere il piede. 100-150-180 e la vita che scorre nelle vene è la
vita che vola su queste strade.
La strada raccontata dai più grandi artisti mondiali del passato e del presente, e lei che non dimentica ma che porta su di se ogni esperienza umana anche per mezzo di ogni forma d’arte dalla più antica a quella futuristica la strada
che insegna e che impara, è da qui che il nostro festival vuole partire proprio attraverso ogni forma artistica contemporanea che viene dal mondo, con istallazioni, body painting, live painting attraverso musica, street art, fino
alla poesia, per poi viaggiare su linee simmetriche ed evoluzioni create con estrema cura dagli artisti del circo contemporaneo, e come poteva mancare lo street food da tutto il mondo, si perché tutte le strade portano a Roma.
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